Il Cercatore e il Passante  – In dialogo sulla saga di Harry Potter

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Il primo libro di Giovanni Minghetti, professore di religione presso il Malpighi di Bologna

BOLOGNA – Si può parlare di una teologia di Harry Potter? Di una fede? Di un atteggiamento religioso? Sono questi gli interrogativi che attraversano la ricerca e lo studio di Giovanni Minghetti, professore di religione presso il Liceo Malpighi di Bologna e le scuole medie Malpighi di Cento. Da qualche settimana è infatti uscito per Bonomo il suo primo libro, Il Cercatore e il Passante – In dialogo sulla saga di Harry Potter. Un lavoro appassionato e intenso, nato l’anno scorso in piena pandemia, attraverso un ciclo di otto lezioni in DAD che hanno coinvolto una seconda del Liceo Scientifico Malpighi.

L’opera del giovane professore, classe 1989, che si è anche guadagnato la prefazione del filosofo Rocco Buttiglione, restituisce al pubblico l’immagine forse meno evidente e più nascosta della saga del maghetto più famoso del mondo, caso editoriale che con le sue milioni di copie vendute viene spesso identificato come prodotto di puro intrattenimento. Attraverso continui paragoni con la filosofia, la letteratura e la quotidianità di ogni giorno Minghetti ribalta il cliché e individua in Harry Potter, la storia di un uomo contemporaneo, del suo rapporto con la morte e quindi della sua trascendenza. L’intera saga, partorita dalla penna di J.K. Rowling, può essere vista come una continua ricerca sulle domande di senso, un percorso che vede il suo inizio in Zio Vernon, il personaggio più materialista della vicenda, per poi crescere nelle mille posizioni umane che l’autrice svela attraverso il suo mondo magico.

Il titolo ha forse un significato non immediato, ma è lo stesso Minghetti a  chiarirne le ragioni. “Perché il Cercatore?  È il ruolo di Harry nella squadra di Quidditch, ma non solo. È la posizione umana del protagonista e dei suoi amici, che libro dopo libro affrontano sempre più in profondità le domande sull’esistenza. Il Passante, invece? È un personaggio immaginario, la parte più borghese e nichilista di ciascuno di noi, che ogni tanto interviene con qualche commento disfattista. È il participio presente di passare, è uno che non coglie niente di quello che sta vivendo, gli scivola tutto addosso come se fosse già passato”. Due figure contrapposte e agli antipodi ricavate sia dalla lettura del romanzo che dall’esperienza di insegnamento maturata dall’autore in questi anni. “ La tensione tra il cercatore e il passante riassume la dinamica di un giorno di scuola. Ci sono giorni vissuti da cercatori, quelli in cui qualcosa colpisce, apriamo le orecchie e un’ora di lezione diventa interessante. E giorni vissuti da passanti, tutto ci scivola addosso, torniamo a casa e quando ci chiedono cosa abbiamo fatto a scuola rispondiamo: niente.

Vale per gli studenti ma è a maggior ragione vero per chi insegna. Quando la scuola è un mero luogo di passaggio non resta niente, come un passante senza nome. Eppure, la cosa che più mi ha colpito del lavoro in classe e nella redazione del libro è che anche per il passante vive sempre una speranza, nella sua vocazione a scoprirsi cercatore.”

Giovanni Minghetti, classe 1989, insegna Religione presso il Liceo Malpighi di Bologna e le Scuole Medie Malpighi di Cento. Laureato in giurisprudenza, si è in seguito abilitato all’esercizio della professione forense. Terminati gli studi in teologia e diritto canonico, si dedicato all’insegnamento con una particolare predilezione per il tema del genere fantasy. Collabora come difensore del Vincolo presso il Tribunale Flaminio di Bologna.