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“I folli abitano il sacro” dal 15 settembre al 24 ottobre

La casa che arde viva Oliobitumeresina su tela

Personale di Sergio Padovani a cura di Pierluigi Panza Fondazione Stelline, Milano

MILANO – L’artista Sergio Padovani, punta di diamante della collezione Bassanese “The Bank Contemporary Art Collection”, sarà protagonista di una personale alla Fondazione Stelline di Milano. La mostra che titola “I folli abitano il sacro”, a cura di Pierluigi Panza, è organizzata dalla Fondazione Stelline in collaborazione con la bassanese ( Vicenza) “The Bank Contemporary Art Collection”.

La mostra si terrà dal 15 settembre al 24 ottobre con inaugurazione aperta al pubblico il 14 settembre a partire dalle 20.00. L’esposizione rientra tra gli appuntamenti della Milano Art Week 2021 durante Miart.

La collezione bassanese d’arte contemporanea The Bank Contemporary Art Collection nasce dall’amore per la pittura figurativa. In Italia ci sono veri talenti, grandi pittori che sanno declinare l’arte della pittura di tradizione ai temi del contemporaneo. Sostenere la pittura per The Bank Contemporary Art significa darle anche occasioni concrete. Per questo è particolarmente importante che un autore geniale e visionario come Sergio Padovani, presente in The Bank Contemporary Art Collection con un ragguardevole corpus di opere, trovi, grazie alla Fondazione Stelline, occasione propizia per dar vita a una importante personale. Far conoscere al pubblico un maestro come Padovani in una sede di riferimento come la Fondazione milanese significa semplicemente portare a compimento l’amore della Collezione per la grande pittura italiana contemporanea.

A Milano, Sergio Padovani esporrà ventisei opere che variano per dimensioni da quadri piccoli, come Autoritratto (cm 11 x 9, olio bitume e resina su lastra di rame), a molto grandi, come Scene misteriose per palazzi tenebrosi (cm 250 x 400, olio bitume e resina su tela) proponendo un percorso narrativo che si gioca sui colori del sacro: dal nero al rosso, fino all’oro.

L’autore si muove tra echi fiamminghi e materiali contemporanei, come le resine e il bitume, le sue opere infatti sono un ponte tra la pittura classica medievale e l’uomo del nostro tempo.

L’artista traghetta nella contemporaneità quelle visioni primigenie che stanno all’uomo fin dall’origine del mondo. In lui la critica scorge giustamente echi e riverberi fiamminghi chiamando in causa ora il visionario e surreale Hieronymus Bosch, ora l’altrettanto caleidoscopico e tortuoso Bruegel il Vecchio. Senza dimenticare gli echi e i paesaggi interiori, immaginifici e terrifici, che ci arrivano da Odilon Redon, geniale pittore e incisore francese, chiaro punto di riferimento per Padovani, considerato il maggiore rappresentante del simbolismo in pittura.

Cuore pulsante della mostra è il dipinto La cupa gioia o Pala dei peccatori, una sorta di altare contemporaneo dipinto con perfette assonanze giottesche. Ma se le suggestioni medievali risuonano potenti, altrettanto personali in Padovani sono senz’altro il linguaggio espressivo e la cifra stilistica. In chiusura Padovani ci regala una sorpresa nel segno della luce. L’opera Scene misteriose per palazzi tenebrosi risplende d’oro e riassume la poetica dell’ordalia.

L’autore ci trascina in mondi fantastici grazie al suo riferimento a elementi alchemici e magici.

Accompagna il percorso espositivo un catalogo, edito da Antiga Edizioni, con i contributi critici del curatore Pierluigi Panza e di Barbara Codogno.

Breve biografia dell’artista:

Sergio Padovani è nato a Modena nel 1972, dove vive e lavora.

Per diversi anni è musicista nella sperimentazione e nella ricerca, senza confinamenti e limitazioni.

Dal 2006 la musica subisce un inarrestabile processo, il cui verdetto finale è la trasmutazione totale e definitiva nella pittura, che affronta da autodidatta con esiti sorprendenti.

Nel 2011 è stato selezionato per la 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia, sezione regionale Torino; nel 2016 per la biennale del disegno di Rimini. Ha vinto il Premio Arte Laguna, il Premio Wannabee e il Premio Yicca. È stato finalista del Premio Celeste, del Premio Combat, del Premio Arte, del Premio Vasto (CH) e del World Wide Kitsch International Competition. Le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni sia in Italia sia in Europa e, in permanenza, al Museo Diocesano d’Arte Sacra di Imola, al MACS di Catania, al Museo Michetti (CH), alla Galleria Estense del Palazzo dei Musei di Modena, all’MCA di Camo (CN), al Museo Ruggi d’Aragona (CS).

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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