Bologna

“How to save a dead friend” il 22 aprile a Bologna

BOLOGNA – Zalab e Pordenone Docs Fest

presentano

HOW TO SAVE A DEAD FRIEND

di Marusya Syroechkovskaya

Il film rivelazione di una generazione perduta

che racconta l’amore di due giovani nella Russia di Putin

AL CINEMA A BOLOGNA

Lunedì 22 aprile, ore 21 – Pop Up Cinema Arlecchino
per la serata Lunedì TOPDOC

TRAILER: https://youtu.be/Ag0X00i4JQQ

Una storia d’amore in un mondo in rovina, due giovani nella Russia di Putin, la compagnia solo di sé stessi e di una telecamera: un commovente ritratto-testamento lungo dodici anni, che diventa il messaggio scioccante di un popolo messo a tacere. Arriva in sala a Bologna “How to save a dead friend”, il documentario di Marusya Syroechkovskaya, lunedì 22 aprile alle 21 al Pop Up Cinema Arlecchino (Via delle Lame, 59/A), per la serata Lunedì TOPDOC. Sarà trasmesso un videomessaggio della regista.

Lungometraggio d’esordio della regista russa, presentato in anteprima mondiale al Vision du Réel e al Festival di Cannes in “Acid”, il film si è aggiudicato diversi premi a numerosi festival internazionali, tra cui anche al Festival dei Popoli in Italia. Distribuito da ZaLab in collaborazione con il Pordenone Docs Fest, il film documentario è disponibile in streaming sulla piattaforma Zalabview.org (https://www.zalabview.org/).

Girato nel corso di 12 anni (dal 2005 al 2017), è il resoconto di una storia d’amore in un mondo dove mancano o non si vedono prospettive, nella periferia russa del decennio scorso. Marusya, una 16enne insofferente al regime della “Federazione della depressione”, si propone di rientrare nelle statistiche dei suicidi giovanili entro la fine dell’anno. Porta con sé solo la telecamera, dono di famiglia. Ma poi incontra Kimi, suo coetaneo, in un concerto grunge, e tra i due nasce un’inaspettata e travolgente storia d’amore, intrappolata – come sono loro – nella risacca di un governo oppressivo. Insieme, Marusya e Kimi filmano l’euforia, l’ansia e la disperazione della loro gioventù, alimentata da droghe e musica. Si alternano momenti lucidi e acidi, con i Joy Division in cuffia, e stridono le chitarre e i synth in sottofondo, come le grida no future di un mondo punk fuori stagione, interiore e introverso, in un sopito clima post-sovietico. Il tempo scorre, scandito dai discorsi di fine anno, ora di Putin, ora di Medvedev, del tutto simili tra loro. Quando la dipendenza minaccia di far svanire Kimi per sempre, la telecamera di Marusya diventa l’ultima possibilità per salvare l’amico.

“Come trovi un linguaggio univoco per un film che abbraccia dodici anni di vita e che non era pensato per diventare un film mentre veniva girato? – si legge nelle note di regia di Marusya Syroechkovskaya – Volevo dare l’idea di come fosse crescere negli anni 2000, immergersi nelle soleggiate giornate estive e in un caleidoscopio di formati, immagini pulsanti e suoni provenienti da tutte le direzioni. Con il passare del tempo, i giorni bui e invernali prendono il sopravvento, isolando le persone le une dalle altre nei loro appartamenti. Il nostro mondo esterno, una volta così allettante, ora diventa sempre più violento, con meno musica e meno amici per le strade. I colori diventano tenui, meno saturi. E Kimi sta svanendo nell’oscurità. Quando perdi qualcuno vicino, qualcuno che ti conosceva bene, parte della tua storia scompare insieme a lui. Tutto ciò che rimane da fare è raccogliere i ricordi prima che si trasformino in polvere digitale.”

Marusya Syroechkovskaya (1989) è una pluripremiata filmmaker e artista visiva nata a Mosca. A marzo 2022 ha dovuto abbandonare la Russia mentre aumentava la repressione sulle voci dell’opposizione. Il suo cortometraggio studentesco, “Exploration of Confinement”, ha ricevuto il premio della giuria al New Orleans Film Festival 2013 ed è stato candidato agli Academy Awards 2013. Per la sua formazione ha frequentato workshop come Ex Oriente Film, Flahertiana e l’IDFAcademy. Marusya è stato borsista presso il Nipkow Program 2025 (Berlino, Germania). “How to save a dead friend” è il suo primo lungometraggio.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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