Bologna

Giornata internazionale della donna, seduta solenne congiunta dei Consigli comunale e metropolitano

L’intervento dell’assessora alle Pari opportunità e differenze di genere Susanna Zaccaria

BOLOGNA – I Consigli comunale e della Città metropolitana di Bologna si sono riuniti ieri Palazzo d’Accursio in seduta solenne e congiunta per la Giornata internazionale della donna. Di seguito l’intervento dell’assessora alle Pari opportunità e differenze di genere Susanna Zaccaria.

“Mi associo ai ringraziamenti per le autorità presenti, le cittadini e le cittadine, i consiglieri e le consigliere che oggi sono qui con noi per condividere questo Consiglio solenne per la Giornata internazionale. Ringrazio Linda Laura Sabbadini per il suo intervento e la presidente del Consiglio per averla invitata, la ringrazio pubblicamente perché se oggi noi abbiamo dei dati nazionali sulla violenza alle donne raccolti da Istat, lo dobbiamo a lei. Ringrazio anche il Sindaco Merola e la vicesindaco Pillati per avermi incaricato di concludere anche quest’annno il Consiglio solenne, per me è sempre un grandissimo onore.

L’8 marzo è una giornata di celebrazione, una giornata di festa, ma è anche una giornata di contestazione e di lotta. Certo sarebbe molto bello poter concludere concentrandomi sugli aspetti positivi, sulle conquiste che il mondo femminile ha raggiunto nel tempo, purtroppo però viviamo tempi che non consentono a nessuna di noi di distrarsi dal lottare per i nostri diritti.
Abbiamo sempre avuto la consapevolezza che i diritti conquistati negli anni non potessero mai considerarsi definitivamente acquisiti, che siano stati spesso messi sotto attacco, un tema che abbiamo affrontato in moltissime occasioni, ma credo che mai come in questo momento abbiamo avuto a che fare con istanze oscurantiste e tentativi evidenti di regressione sociale, con attacchi in particolare nei confronti delle donne.
Vediamo infatti proposte di legge, ed evidentemente mi riferisco al disegno di legge Pillon ma purtroppo non solo, che sono incuranti del reale tessuto sociale, delle condizioni delle famiglie di oggi, dei ruoli sociali che uomini e donne svolgono. Progetti di legge che, celando le loro vere intenzioni dietro valori che sono davvero importanti importanti, quali ad esempio l’interesse del minore o la tutela della famiglia – declinata purtroppo al singolare, anche se oggi noi sappiamo che dobbiamo parlarne al plurale-, in realtà hanno come reale obiettivo un arretramento sociale e culturale in relazione al ruolo svolto in particolare dalle donne. Per continuare il ragionamento, il disegno di legge Pillon che si nasconde dietro l’interesse dei minori, in realtà i minori non li tiene nemmeno in considerazione rispetto alle loro reali esigenze e che, se approvato, rischierebbe addirittura di produrre conseguenze negative proprio sul loro benessere. Un disegno di legge che va contro la cultura giuridica che si è affermata da decenni in materia di diritto di famiglia e che, per questo, ha subito l’opposizione e aspre critiche, non solo dalle associazioni di donne, ma dalla magistratura, dagli avvocati, da tutti i tecnici del diritto, dai centri antiviolenza, dagli psicologi e addirittura, e questo lo posso riferire perché è accaduto in una commissione consiliare proprio in questo Comune e addirittura dai legali delle associazioni dei padri separati, che non hanno potuto difendere quel provvedimento, e anzi lo hanno criticato in quella sede talmente è mal formulato: nemmeno coloro che avrebbero interesse alla sua approvazione riescono a sostenerne il fondamento giuridico. E’ quindi evidente che questo disegno di legge non sia emendabile, ma debba essere ritirato.
Dicevo prima, non è l’unico provvedimento di legge a vocazione liberticida che è stato presentato in questi mesi, pur essendo quello che ha attirato certamente maggiore attenzione. Ci sono anche in corso attacchi alla legge 194, non che purtroppo sia una grande novità, ma c’è un’intensificazione, si tratta delle legge che più volte è stata sottoposta al giudizio della Corte Costituzionale senza peraltro mai subire censure.
Possiamo dire che è in corso un vero e proprio attacco alla autodeterminazione delle donne. Ci tenevo oggi a nominare questo concetto che ritengo fondamentale. E quando si parla di autodeterminazione non dobbiamo pensare ad un concetto astratto o ad una teoria o a una spinta ideologica. In questo caso, mi perdoneranno i signori uomini che sono in sala, mi rivolgo alle donne. Dobbiamo, soprattutto noi donne, pensare concretamente ad una domanda, che rivolgo a tutte le donne presenti, ciascuna con il proprio ruolo, alla propria esperienza di vita personale e professionale, indipendentemente dalla propria età e provenienza, dalla vita che ciascuna di noi ha sperimentato: siamo disposte ad accettare che sia qualcun altro a decidere per noi? Che dica se possiamo o no sposarci e separarci, se possiamo o no avere figli, se possiamo o no svolgere una certa professione? Questo è il concetto di autodeterminazione. Io non sono disposta, credo nemmeno voi. Ed è per questo che se siamo noi le prime a non accettare compromessi e dobbiamo fare di tutto perché questo concetto continui ad essere affermato, come tante donne e tanti uomini hanno fatto lottando per tanti anni. Mi tocca ripartire da zero, dalle basi, da qualcosa che noi oggi dovremmo dare per scontato, ma che credo il clima odierno non ci consenta di dare per scontato.

Dicevo che ci sono disegni di legge che vanno ritirati, io però non volevo dilungarmi su questo, vorrei piuttosto passare un messaggio in cui credo fermamente, che rivolgo espressamente al senatore Pillon, ai suoi sostenitori e a tutti e tutte coloro che la pensano come lui: potranno complicarci la vita, potranno approvare qualche legge, ma non potranno fermare il cambiamento culturale e la presa di posizione sociale delle donne. Questo non è possibile e non esiste un disegno di legge che possa raggiungere questo risultato. Noi non faremo un passo indietro e questi signori se ne dovranno fare una ragione. Buon otto marzo a tutti e tutte”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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