Discorso del Sindaco di Parma per il 25 aprile

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Federico PizzarottiPARMA – Discorso del Sindaco di Parma Federico Pizzarotti per il 25 aprile:

“Concittadine, concittadini, autorità,
buongiorno e buon 25 aprile a tutti.
E’ bello vedervi così numerosi. Bello riscoprire una piazza in festa in questo giorno così importante.
Vedervi in tanti è fondamentale, e vi spiego perché.
Passano gli anni e il mondo si fa più instabile e irrequieto,
Giorno dopo giorno, in molti angoli vicini e lontani del mondo vediamo arretrare il livello dei diritti, ma soprattutto della solidarietà.
E anche nel nostro Paese sembra sfuggire lo spirito di quel 25 aprile del ‘45.
Forse per questo, oggi, siamo qui così numerosi: perché tutti noi crediamo ancora in quei valori.
Perché ad ogni bivio sul sentiero che porta al futuro, non ci dimentichiamo della strada percorsa, né del sacrificio che ha dato inizio a questo cammino.
Ecco perché, nonostante tutto, mi sento ottimista: le paure e le disuguaglianze avanzano, la politica fa leva sulle fragilità delle persone,
ma noi non temiamo questo autunno del mondo, perché sentendoci ancora antifascisti, sappiamo che dall’antifascismo sono nati gli anticorpi e i valori della civiltà.

Per la prima volta, però, manca una persona su questo palco. Manca alla città e a tutti noi.
Con passo sempre più debole, ma con la resistenza di un ventenne, ci ha sempre accompagnato da piazzale Santa Croce fino a qui.
Lo voglio ricordare assieme a voi per quel che è stato:
un uomo sorridente,
un combattente della Resistenza.
Un maestro di valori.
Ciao partigiano Annibale: ovunque tu sia, sarai felice di sapere che Parma, medaglia d’oro alla Resistenza, continua a essere ancora oggi e con vitalità una piazza, una città, una comunità antifascista, proprio come tu la volevi, e come ce l’hai voluta lasciare. È una promessa.

Sono trascorsi ormai cinque anni dal mio primo discorso.
Da allora tante cose sono accadute, tante altre sono cambiate, ma questa ricorrenza continua a rappresentare per noi un punto fermo.
Penso che ognuno di noi sappia trarre dal 25 aprile un proprio, personale insegnamento.
Perché in fondo, il 25 aprile non è soltanto una data tra un “prima” e un “dopo” della storia.
È qualcosa di più.
Lo viviamo, lo studiamo, lo sentiamo dentro.
Per meglio comprenderlo, più di tutte le considerazioni valgono le parole di Calamandrei:
“Era giunta l’ora di resistere. Era giunta l’ora di essere uomini”.
Oggi, festa nazionale, lo dobbiamo sì vivere come una celebrazione,
ma al tempo stesso, pensando alle parole di Calamandrei, come a un vero e proprio stato d’animo.
È l’ora in cui ci viene chiesto di essere cittadini attivi e operosi, per il proprio bene e per quello della comunità.
Il 25 aprile ci scava dentro e ci chiede:
“Cosa puoi fare, tu, oggi, per non rischiare di gettare alle ortiche quello che tuo nonno o tuo padre hanno conquistato con sangue e sudore?”.
“Cosa puoi fare, tu, oggi e domani, per migliorare la tua condizione e quella della comunità?”;
Nelle precedenti ricorrenze ho ricordato le gesta e le parole di Giacomo Ulivi, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, e nel 70esimo del voto alle donne, ho ricordato Walchiria Terradura, partigiana e combattente.
Ho utilizzato le loro parole per esprimere le emozioni che il 25 aprile mi ha trasmesso:
essere un buon cittadino;
mettere in pratica ideali e valori di un buon cittadino;
trasmetterli a chi mi stava vicino.
Richiamarsi a questi ideali non è retorica, perché nonostante il fascismo sia stato combattuto, ancora oggi nascono e crescono piccoli, nuovi fascismi che impoveriscono la società. La degradano.
Allora, noi non siamo Piero Gobetti, Antonio Gramsci o Giacomo UIivi, che di fronte alla regressione della società hanno combattuto, e per questo sono morti.
Ma siamo tutti cittadini: piccoli, grandi, giovani e vecchi, e per me questa parola ha ancora un senso:
essere un buon cittadino vuol dire non arrendersi al degrado della società.
L’indifferenza è una forma di degrado,
prende origine dalle banalità quotidiane, ma come un’edera velenosa si arrampica fino ai piani più alti.
Chi sporca i muri della città, è indifferente;
chi non paga il biglietto del bus, è indifferente;
chi truffa le persone più deboli, è indifferente;
chi non paga le tasse, è indifferente.
E così via, fino a toccare l’illegalità nella gestione della cosa pubblica.
Ma è indifferente anche chi, seppur onesto, rimane silenzioso di fronte alle cose che contano, ovvero di fronte all’indifferenza degli altri.

Quindi, se c’è un insegnamento che ci ha lasciato il 25 aprile è di non voltarci dall’altra parte.
Qualunque cosa accada, ovunque ci troviamo, non voltarci mai dall’altra parte;
Se l’indifferenza avesse sopraffatto i nostri nonni, oggi non saremmo qui, liberi di poterne parlare.
L’antifascismo e il 25 aprile, oggi, ci ricordano anche questo:
essere nuovi antifascisti in un mondo che sembra perdere il senno.
E a chi oggi parla a vanvera – purtroppo sempre più spesso – di revisionismo storico, sostenendo che l’antifascismo è morto, o che non ha più senso di esistere in questo nuovo millennio, rispondo tranquillamente:
venite a Parma e guardate questa piazza. Esistiamo eccome, e io sono orgoglioso di essere il sindaco antifascista di una città antifascista.

Infine, vorrei salutare ancora una volta questa piazza con un ultimo messaggio:
in questo mondo che grida “aiuto” non lasciamoci cogliere impreparati.
Gli ideali animano i sentimenti, è vero, ma sono le azioni che rispondono all’indifferenza.
Dunque non basta pensare, bisogna agire.
Non basta chiedere, bisogna dare. A partire dalla nostra città.
A noi la possibilità di scegliere. Possiamo decidere di tornare a casa e vivere la nostra vita, le nostre gioie e i nostri problemi senza pensare ad altro, mentre tutto attorno cambia, e mentre altri decidono per noi.
Oppure possiamo scegliere di dedicare un po’ di tempo e un po’ di spazio a questa società a volte indifferente, e per questo sempre più bisognosa di nuovi e convinti cittadini.
Facciamolo, allora, contando sulle nostre forze, su quelle di chi ci sta a fianco e sulle istituzioni.
La sera rincaseremo con la fiducia che tutto ciò che facciamo sia stato abbastanza, che per ogni piccolo sacrificio compiuto ne sia valsa la pena.
E penseremo al domani con un sorriso, accompagnati da queste parole di Roosevelt, che sono la risposta più coraggiosa all’indifferenza:
“Fai quello che puoi,
con quello che hai,
nel posto in cui sei”.
Viva Parma, e la sua Medaglia d’oro al valor Militare!
Viva la Repubblica e Viva l’Italia!
Buona festa della liberazione a tutti.”

(foto da pagina facebook di Federico Pizzarotti)

link video youtube “Festa della Liberazione 2017”