Anita (nome di fantasia) studia alle medie e, come tutte le sue amiche, attraversa questi mesi di distanziamento e di distacco scolastico con un misto di preoccupazione e speranza. Un sentimento comune dietro al quale si nasconde però una storia unica. Anita è gravemente ipovedente, quasi cieca. È in quella fase in cui il discrimine tra vedere poco o non poterlo fare per nulla diventa sottile, come quel piccolo fascio di luce che, grazie anche a speciali ausili, gli permette di leggere e studiare come gli altri suoi compagni. Ausili non facili da trovare, perché quella di Anita è una disabilità rara, nel già esiguo numero di ipovedenti che, nella loro complessità, non superano il 6% dei circa 400 disabili che frequentano le scuole riminesi pubbliche e private. Si tratta di ausili tecnici, informatici, tattili, di non facile individuazione e che, per essere personalizzati, richiedono tempistiche lunghe.
Grazie alla tenacia dei suoi genitori, alla collaborazione di insegnanti e del personale scolastico e comunale, Anita è riuscita però ad ottenere ogni anno un piccolo grande miglioramento, legato anche ad ausili sempre più precisi, efficaci e veloci. Se qualche anno fa passava molto tempo fa prima di poter leggere i libri come i suoi compagni (su supporti cartacei speciali stampati con caratteri molto più grandi, costosi ma sopratutto con tempistiche di realizzazione decisamente lunghi), oggi grazie alle innovazioni tecnologiche parte, meglio e in contemporanea, insieme ai suoi compagni. In passato infatti oltre alle difficoltà legate alla vista, si sommavano quelle didattiche, non riuscendo Anita a leggere e studiare con le tempistiche degli altri. Differenze che oggi vanno via via diminuendo, grazie a nuovi formati informatici che abbattono i tempi di attesa e permettono una visibilità decisamente migliore. Anita – grazie all’iscrizione alla biblioteca nazionale per ciechi – avrà dunque i suoi libri – speciali – insieme ai suoi compagni e, con l’aiuto di una didattica speciale, riuscirà a mantenere viva la sua luce e la voglia di crescere insieme agli amici.
“Quella di Anita – spiega Mattia Morolli, assessore ai servizi educativi del Comune di Rimini – rappresenta le tante storie che si nascondono dietro ai servizi di diritto allo studio. Servizi spesso nascosti dietro nomi e numeri dal sapore burocratico, che non rendono giustizia alla grande sensibilità, professionalità e impegno che si nascondono dietro. Genitori, insegnanti, sanitari e funzionari che si incontrano anno dopo anno per trovare le soluzioni migliori. Qui la differenza non lo fa il grande investimento ma lo studio specialistico, l’analisi del singolo caso e la passione di chi conosce le diverse storie. Il diritto allo studio passa anche da questi volti, da queste piccole e grandi storie dietro cui si nasconde la difficile quotidianità di tante famiglie che, anche grazie a questi aiuti, facciamo sentire meno sole e più integrate”.
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