Dichiarazione del Vicesindaco di Rimini, Gloria Lisi

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_palazzo-del-municipio-riminiRIMINI – Ha picchiato la moglie perché voleva frequentare l’università: così è finito in manette un 31enne bengalese.

Il commento del Vice Sindaco del Comune di Rimini, Gloria Lisi.

“Simbolicamente non poteva esserci contrasto maggiore tra la festa degli innamorati e la notizia del giorno. Lei, stessa nazionalità del marito bengalese, si era iscritta ai corsi a Bologna proprio con lo spirito di integrarsi, contando come tutti noi sull’aiuto e il sostegno del proprio partner, come è normale e doveroso che sia in una coppia. Purtroppo il marito non era d’accordo e ha ‘preferito’ passare alle vie di fatto spedendola in ospedale dopo averla vigliaccamente colpita con un piatto in testa. Altro che amore, altro che condivisione, altro che integrazione, altro che San Valentino, quello che è scattato nella test dell’uomo è stato un atavico, primordiale e odioso senso del possesso, che sta portando sempre più donne a chiedere aiuto prima che sia troppo tardi. Quello che mi colpisce di più è quanto quelle storie siano così vicine alle nostre e ci raccontano di un conflitto in cui l’uomo non riesce ad accettare l’indipendenza e l’autonomia della propria compagna.

La reazione della moglie è stata giusta, temendo per se e per il loro figlio, ha infatti denunciato il marito e si è rivolta all’associazione “Rompi il silenzio”. L’ennesima donna vittima di uomini che scambiano il possesso per affetto, l’odio per amore, il sopruso per il bene, con esiti spesso tragici. Una vergogna che chiama in causa il rapporto tra generi. Gli interrogativi che è giusto porsi sono infatti più profondi e generali: Come è possibile estirpare modelli sessisti e gli stereotipi che vogliono, ad ogni latitudine, l’uomo padrone e la donna preda e superare questo radicatissimo sentimento gerarchico dei rapporti fra sessi? Come andare oltre a questa spinta a dominare, a controllare, a pensare una relazione in termini di possesso. Penso che solo la cultura e l’educazione possano lavorare in profondità per cercare di cambiare qualcosa. Proprio quella cultura per cui la giovane vittima ha subito la violenza, quella cultura indispensabile per sviluppare una identità più forte e prendere le scelte della vita con la dovuta consapevolezza. E proprio quell’educazione che, coinvolgendo anche le scuole, per chi cresce ora, può davvero offrire basi diverse di “educazione sentimentale”. Ma credo anche che il favorire iniziative e strutture di aiuto e sostegno sia, come il caso in questione, uno strumento essenziale per fare emergere quello che troppo spesso resta celato nella famiglia o nel luogo di lavoro. E allora il mio augurio, oggi e per tutti i giorni dell’anno, è proprio questo: l’amore deve davvero essere un rapporto “alla pari”, con il rispetto assoluto non solo dei sentimenti ma dell’indipendenza e della libertà del proprio partner; un rapporto certamente più ricco, bello, libero. Un augurio ma anche un impegno, perchè un Paese che non sa amare non va da nessuna parte”