Consiglio comunale, l’intervento d’inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni

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BOLOGNA – Di seguito l’intervento d’inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico).

“Vaccini bene pubblico globale, accessibile e gratuito.
‘La pandemia non è finita fino a quando non è finita ovunque’, così Gita Gopinath, la capo economista del Fondo Monetario Internazionale.
In Europa e nel nostro paese stiamo vivendo i ritardi che non permettono di effettuare con tempestività e sistematicità l’utilizzo dei vaccini per mettere in protezione quante più persone possibili e raggiungere un’auspicata immunità di gregge (questo senza considerare i disastri e le inefficienze organizzative che stiamo vedendo in regione Lombardia, ad esempio).

Attualmente aziende farmaceutiche con sede negli Stati Uniti e in Gran Bretagna sono tra i maggiori produttori di vaccini anti Covid19 ed entrambi sono sempre più orientati a privilegiare il proprio mercato interno. Anche noi come Unione Europea, pertanto, ci troviamo nelle condizioni di non avere produzioni autonome e di dipendere da aziende estere che hanno interessi nazionalistici ed economici che non possiamo controllare.

Proprio questa condizione, pur con una fotografia dell’esistente e delle disuguaglianze molto diverse, dovrebbe proprio mettere noi, Unione Europea e Italia, in un atteggiamento di intelligente empatia, capace di coniugare solidarietà e senso di utilità con effetti benefici che vanno molto al di là dei nostri sempre più piccoli e labili confini.

Secondo la BBC, nell’aggiornamento al 20 febbraio, sono 86 le nazioni che hanno iniziato le campagne vaccinali e pubblicato i dati di diffusione nel mondo. Di queste, 56 sono ad alto reddito, 30 a medio reddito. Mentre nessuna delle 29 nazioni a basso reddito e delle 50 a reddito medio basso ha potuto permettersi, finora, l’acquisto di vaccini contro Sars-Cov-2. Dunque, vi è la certezza che milioni di persone non abbiano la possibilità di essere sottoposte a vaccinazione, e che continuino ad avere altissime probabilità di ammalarsi, non avere cure e morire, oltre che rappresentare un veicolo di trasmissione del virus Sars-Cov-2, non solo per il proprio Paese di appartenenza, ma anche per tutti gli altri Paesi mondiali.

Esistono due possibili soluzioni:

1) secondo l’articolo 31 del Trips, Aspetti relativi al commercio dei diritti di proprietà intellettuale prevede il diritto, per gli Stati membri del World Trade Organization (WTO), di disporre, per legge, in condizioni di emergenza, l’uso del brevetto senza autorizzazione del titolare, pagando una congrua royalty. L’attivazione di tale procedura permetterebbe di produrre un maggior numero di vaccini e anche di esportarli in Paesi che non hanno le strutture per fabbricarli in proprio. Le condizioni di emergenza ci sono tutte, e l’obbligatorietà della licenza sarebbe circoscritta alla durata della pandemia. Non si tratta di un esproprio, quanto piuttosto della possibilità di forzare la mano a un’azienda che non venga incontro alle esigenze di salute di una nazione, obbligandola a cedere la licenza di produzione del farmaco, in cambio di un’equa compensazione economica; a maggior ragione che il profitto realizzato attualmente è anche frutto di ingenti finanziamenti pubblici.

2) C’è poi la proposta invocata da India e Sudafrica -poi sostenuta da oltre 100 paesi- che hanno chiesto lo scorso ottobre al Wto una moratoria sui brevetti legati a farmaci e vaccini contro Sars-Cov2. L’opzione è prevista dall’accordo di Marrakech che ha sancito la nascita del Wto in presenza di circostanze eccezionali e per un periodo di tempo circoscritto. Da rilevare, purtroppo, è che tale opzione non è stata accolta da una serie di paesi “ad alto reddito più il Brasile”, come riferito dalla BBC. Tuttavia i membri del Consiglio hanno acconsentito a proseguirne la discussione;

Ci troviamo evidentemente di fronte a una congiuntura inedita. Al netto dei numerosi errori commessi nella conduzione delle trattative con le case farmaceutiche da parte della Commissione Europea, e pure riconosciuti pubblicamente dalla Presidente Ursula von der Leyen, che ha aggiunto di voler dare un ruolo più importante nel campo della salute alla UE, con l’intenzione di creare una nuova Agenzia per la ricerca biomedica e farmaceutica, anche oltre il covid-19.

Sia da un punto di vista tecnico, inerente al ciclo di realizzazione dei vaccini, sia perché la produzione è concentrata in poche case farmaceutiche, si impone al Consiglio europeo una seria riflessione sulla visione nel campo della salute e delle politiche farmaceutiche, oltre quello che Rosy Bindi, Nicoletta Dentico e Silvio Garattini hanno definito “darwinismo politico e sanitario”.

Una disuguaglianza così enorme che fa allarmare e inorridire sia da un punto di vista etico che da quello di interessi materiali e complessivi che riguardano l’intero globo. E’ questa, a mio giudizio, la vera questione politica che non sta trovando spazio e consapevolezza.

E quindi che fare? Bisogna fare politica.
A livello istituzionale col Governo, in primis: lo scorso 1 dicembre è cominciato l’anno di Presidenza italiana del G20. Il nostro paese ha la possibilità di farsi portavoce di un progetto che permetta, in deroga alle ferree regole della proprietà intellettuale, di ampliare e aumentare la partnership tra Stati al fine di aumentare la produzione di vaccini anti Covid19 e garantire che gli stessi possano essere somministrati a tutti i cittadini/e del mondo indipendentemente dal livello di reddito del proprio Paese di appartenenza.

E fare politica mobilitando dal basso i cittadini e le cittadine: quelli dell’Unione Europea hanno il diritto di rivolgersi direttamente alla Commissione europea con un’iniziativa per proporre un atto legislativo concreto. Affinché un’iniziativa possa essere presa in considerazione dalla Commissione, è necessario che 1 milione di persone provenienti da tutta la UE firmi a suo sostegno, pertanto è stata lanciata la petizione “Nessun profitto sulla pandemia” . La petizione chiede all’Europa di appoggiare la moratoria sui brevetti, di introdurre norme che garantiscano il controllo pubblico di vaccini e terapie sviluppate con soldi pubblici (come nel caso dei vaccini anti-Covid19, finanziati largamente con fondi pubblici sia in Ue che negli Usa), e invita gli stati dell’Unione Europea a utilizzare le licenze obbligatorie previste dall’articolo 31 dei Trips.

Presento oggi un ordine del giorno che mi fa piacere poter approfondire in Commissione per chiedere che il Comune solleciti il Governo su questi temi e che la stessa Amministrazione comunale promuova e diffonda sui propri canali di comunicazione istituzionale la petizione ‘Nessun profitto sulla pandemia’.

Mi fa piacere ricordare che questo ordine del giorno è frutto di un lavoro che stiamo portando avanti in diversi, eletti in diverse istituzioni; dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna con alcuni nostri Consiglieri regionali, in particolare Andrea Costa che ringrazio molto, e diversi nostri Europarlamentari, tra i quali Pierfrancesco Majorino e Patrizia Toia”.