Forli Cesena

Come cambieranno i lavori nel futuro?

Le riflessioni di Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini su lavoro, nuove professioni e formazione

FORLÌ-CESENA – RIMINI – Come cambierà il lavoro nel futuro? È urgente ed importante rispondere a questa domanda, per il futuro competitivo dell’intero Paese e per la capacità delle nuove generazioni di sapere cogliere le nuove sfide del post pandemia e quelle note della globalizzazione.

Tutto ciò sarà altrettanto urgente e importante per la “politica” e per le istituzioni.

Certamente il lavoro del futuro sarà diverso da quello attuale: sarà a crescente intensità di conoscenza e, cioè, serviranno maggiori conoscenze tecniche, molto specifiche e rilevanti competenze trasversali.

Sarà sempre più importante integrare elementi umanistici e scientifici e crescerà il peso dell’intelligenza creativa, della “sensibilità sociale” e del pensiero critico.

Ancora troppo spesso stiamo educando al nuovo mondo e formando i nostri ragazzi per lavori che, con molto probabilità non esisteranno più, perché non più attuali.

A trend strutturali già in atto da tempo – invecchiamento della popolazione, globalizzazione, sostenibilità ambientale, automazione e digitalizzazione – ora dobbiamo aggiungere gli effetti della pandemia.

Lo shock causato dal Covid-19 ha reso ancora più evidente questo divario: perdita di occupazione, da un lato, acute difficoltà nel reperimento di profili professionali adeguati (nella sanità, per il commercio “online” o per la Pubblica Amministrazione nell’era digitale), dall’altro.

I nostri territori non fanno eccezione.

Dall’esame delle risultanze della banca dati Excelsior (dati rilevazione gen-mar 2021), le maggiori difficoltà nella ricerca di capitale umano per le imprese delle nostre province vengono segnalate in corrispondenza di profili professionali high- skill: tecnici della sanità, dei servizi sociali e dell’istruzione (80%), progettisti e ingegneri (73,5%), tecnici dell’area commerciale (61%) e specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche (60,0%).

I titoli di studio più richiesti si confermano le lauree in ambito economico, seguite da ingegneria industriale, ingegneria elettronica e ingegneria dell’informazione; mentre nella ricerca di diplomati fanno spicco l’indirizzo tecnologico, quello economico/turistico e quello professionale-turistico.

Emerge ancora una volta l’importanza dell’orientamento: occorre “conoscere bene” per potere “decidere meglio” evitando così delusioni, amarezze e perdite di tempo e risorse.

La Camera di commercio della Romagna mette a disposizione, non solo degli addetti ai lavori, ma di tutti gli studenti e delle loro famiglie, l’enorme patrimonio informativo costituito da “Excelsior” in tema di fabbisogni occupazionali e professionali delle imprese, unitamente agli “Open Data” del Sistema Camerale, per supportare progettualità innovative nell’educazione, per sostenere scelte professionali consapevoli e ben interconnesse con il mercato del lavoro.

Il mio invito a tutti gli attori del territorio è di lavorare insieme, ciascuno secondo il proprio ruolo, per mettere a frutto questo patrimonio per il bene di tutti.

Valorizzare i dati, interpretare le tendenze in atto e i nuovi scenari: solo così potremo costruire percorsi formativi che guardino al futuro e non al passato, solo così potremo fare non meglio, ma diversamente quello che abbiamo sempre fatto.

Perché di questo si tratta, una sfida senza precedenti, che ci coglie relativamente preparati, ma che non possiamo eludere soprattutto per la responsabilità che abbiamo nei confronti delle generazioni future.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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