All’Ospedale Infermi di Rimini, a Laura Paolucci e a Maurizio Tamagnini il Sigismondo d’oro 2020

110

palazzo del municipio RiminiRIMINI – Al presidio sanitario territoriale, Ospedale ‘Infermi’ di Rimini, alla sceneggiatrice e produttrice televisiva e cinematografica Laura Paolucci e al manager d’azienda e amministratore delegato del Fondo Strategico Italiano Maurizio Tamagnini, è assegnato per l’anno 2020 il Sigismondo d’Oro.

La consegna avverrà nella giornata di mercoledì 23 dicembre. Nel pieno rispetto delle prescrizioni di contrasto alla diffusione del Covid, la cerimonia avverrà esclusivamente con modalità tecnologiche smart, in diretta streaming sui canali d’informazione comunali. La cerimonia è organizzata con il sostegno di Ieg.

“Nell’anno più difficile dal dopoguerra a oggi- spiega il sindaco Andrea Gnassi- la decisione è caduta su due figure e una istituzione di scienza e lavoro collettivo che simboleggiano bene la storia e l’orizzonte futuro della nostra città.

L’eccezionale abnegazione di medici, infermieri, personale sanitario, i nostri eroi, in questo drammatico anno del Covid insieme al modello organizzativo sanitario del territorio costruito negli anni e riorganizzato per la pandemia ha consentito e consentirà a Rimini di guardare al futuro con concreta speranza di giustizia sociale, con una sanità eccellente per tutti. Un Sigismondo d’oro in questo caso ad un corpo collettivo dei ‘nostri eroi’ della sanità pubblica di oggi e di domani. E un domani in cui Rimini assumerà il ruolo di protagonista internazionale attraverso la sua nuova dimensione urbana. La salute, l’economia che sostiene le imprese, la cultura che moltiplica le sue forme e i suoi linguaggi per essere sempre al centro della contemporaneità, sono le sfide che Rimini, l’Italia, il mondo deve pianificare per uno sviluppo differente, perché ‘nulla sarà più come prima’.

Di queste sfide Laura Paolucci è protagonista discreta da anni, elemento fondamentale di un’impresa e di una storia culturale che dall’Italia, con i suoi personaggi e la sua narrazione, parla e fa identificare il mondo. In lei lo spirito delle donne del nostro tempo.

Ho letto di recente una intervista a Maurizio Tamagnini in cui confidava che quella cicatrice che porta ancora sull’avambraccio se la è fatta da giovane, versandosi il brodo bollente addosso durante un servizio da cameriere a Rimini. È una storia che trasmette il senso del lavoro e di tante generazioni riminesi. Un grande uomo d’impresa che in Europa e nel mondo quasi rivendica con orgoglio da dove è cominciata la sua storia di successo e che oggi continua affiancando chi prova a fare impresa e creare lavoro. In quella cicatrice voglio intravedere un messaggio e un segno: siamo quel che siamo per sempre, e questo per chi è di questa città non è un limite ma l’invito all’infinito”.