La rassegna “Identità e alterità”, è curata da Leonardo Gandini, che introdurrà lo spettacolo del 15 dicembre, e Chiara Strozzi dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con l’associazione Intendiamoci e la Tenda. Giunta alla seconda edizione, propone quest’anno grandi classici degli anni ’60 restaurati e declinati in due micro-temi: cinema e impegno, e conflitto generazionale.
Muovendosi in una dimensione tra il tragico e il grottesco, “I pugni in tasca” fu girato da un Bellocchio appena ventiseienne che lo ambientò nella casa di famiglia sulle colline piacentine. E intorno a una famiglia, claustrofobica e disfunzionale, si sviluppa la storia del film che vede protagonisti quattro fratelli che vivono isolati insieme alla madre, vedova e cieca. Solo il maggiore, Augusto, avvocato, ha una professione e una vita sociale a Piacenza; Leone è affetto da ritardo mentale e non è autosufficiente; Ale, malato di epilessia, è nevrotico e si sente come prigioniero; Giulia, l’unica femmina ha un rapporto morboso con i fratelli. Saranno l’inquietudine e la rabbia di Ale a innescare la tragedia.
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