Bologna

“Accoglienza e cura della famiglia di richiedenti asilo siriani El Nezzel”

Inizia il lungo percorso riabilitativo e di integrazione con il supporto di una rete solidale per la famiglia siriana El Nezzel

BOLOGNA – Si è tenuta ieri pomeriggio alle Torri dell’acqua di Budrio la conferenza stampa di presentazione del progetto di accoglienza e cura per la  famiglia di richiedenti asilo siriani El Nezzel, la cui storia è diventata nota grazie alla foto in cui papà Munzir, mutilato di guerra, solleva in aria il piccolo Mustafa nato senza arti a causa di una malformazione, la tetramelia. La madre – Zeynep, mentre lo portava in grembo – è stata vittima di un attacco con dal gas nervino, una delle armi non convenzionali del conflitto siriano.
Dopo essere stata accolta stati  dalla Caritas diocesana di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, il cammino di riabilitazione psicofisica di questa famiglia così duramente provato dal conflitto, prosegue ora nel territorio bolognese dove il Centro Protesi INAIL Vigorso di Budrio, eccellenza nazionale, si è messo a disposizione per fornire a padre e figlio un supporto adeguato alle loro necessità.
Per garantire questa opportunità, si è attivato il SAI – Sistema di Accoglienza e Integrazione – metropolitano del Comune di Bologna, che con ASP Città di Bologna, in collaborazione con il Comune di Budrio, ha messo a disposizione un appartamento del progetto dedicato a profughi con vulnerabilità, gestito dalla cooperativa CIDAS. A disposizione della famiglia El Nezzel ci saranno anche un pulmino per il trasporto di persone con disabilità, oltre a un’equipe di professionisti che si occuperà delle specifiche necessità di adulti e minori. Saranno impiegati operatori dell’accoglienza, psicologi, tutor per l’inserimento lavorativo, mediatori, coordinatori di progetto, che si manterranno in costante rapporto con le istituzioni pubbliche e sanitarie coinvolte, in modo da garantire il miglior sostegno, come accade con ogni attivazione di ospitalità di rifugiati. I periodo di accoglienza varierà nella durata a seconda della capacità di recupero del nucleo famigliare che verrà accompagnato fino all’autonomia. Per i più piccoli ci sarà l’inserimento scolastico, mentre per gli adulti l’insegnamento della lingua italiana, oltre al percorso terapeutico e all’avviamento a una professione. Non mancheranno anche i momenti di svago e creazione di reti sociali, attraverso il mondo del volontariato locale, pronto a far sentire a casa la giovane coppia e i figli.
Il Centro Protesi Inail è stato coinvolto dalla rete di solidarietà che ha permesso l’ingresso in Italia del piccolo Mustafa e della sua famiglia fin dalle prime fasi di questa complessa operazione e ha subito manifestato la propria disponibilità a predisporre e attuare i progetti protesici riabilitativi che saranno definiti dall’equipe multidisciplinare nel corso di una approfondita visita tecnico-sanitaria che svolgeremo presso il Centro Protesi nei prossimi giorni. Saranno attivati percorsi differenti per il papà, Munzir, e per il piccolo Mustafa, in considerazione della differente situazione che li interessa.
Inail ha informato che l’intervento su il piccolo Mustafa sarà complesso e si protrarrà per un lungo periodo durante il quale si cercheranno le strategie più opportune per far in modo che il bambino, affetto da una plurimalformazione congenita, possa accettare i dispositivi protesici; il target finale della presa in carico sarà quello di accrescere l’autonomia nelle attività quotidiane rispettando il rapporto che Mustafa ha creato nel tempo con il mondo che lo circonda. L’intervento su papà Munzir ha una minore complessità rispetto a quello di Mustafà e si prefigge la ricostituzione degli schemi corporei che sono stati violati dall’evento traumatico che lo ha interessato.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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