Dai “classici” Slataper e Stuparich per gli anni del primo conflitto mondiale, agli scrittori tra le due guerre come Enrico Morovich, Osvaldo Ramous, Pier Antonio Qarantotti Gambini, Franco Vegliani, Lina Galli ed altri, ai più recenti come Maria Grazia Ciani, Valentino Zeichen e Diego Zandel, tutti sono introdotti da un profilo bio-bibliografico e ne vengono riportati brani tratti da opere significative. Nel novero, tra gli altri, Fulvio Tomizza, intenso cantore della sua Istria, e il dalmato Enzo Bettiza, ultimo e insuperato conoscitore dell’Est Europa nel tormentato Novecento, ed ancora le memorie ebraiche di Paolo Santarcangeli e Silvia Cuttin.22
Trovano qui spazio le più accreditate poetesse dell’area istro-quarnerina, quali Ester Barlessi, Anita Forlani, Loredana Bogliun ed altre, alcune delle quali si avvalgono dei dialetti istro-veneto e istrioto per esprimere la propria identità linguistico-nazionale e culturale rispetto al contesto minoritario nel quale dal secondo dopoguerra, con la cessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia titoista, vive la comunità italiana «rimasta». Determinanti, tra le altre, le personalità di Nelida Milani e Anna Maria Mori, nate a Pola ma divise dall’ esilio, autrici di fondamentali racconti, impegnate a restituire memoria e dignità all’ esperienza della perdita irreversibile dei luoghi e della loro identità storica.
A cura di Giusy Criscione la cospicua letteratura «al femminile» rappresentata da autrici dell’esodo e della Comunità Nazionale Italiana in Istria, mentre a Patrizia C. Hansen sono affidati i profili degli autori tra le due guerre e contemporanei, gli inquadramenti storici utili ad orientarsi nei complessi avvenimenti che hanno investito nel Novecento il «confine orientale» e le pagine dedicate alle istituzioni culturali dell’esodo e della Comunità nazionale italiana.
«Con questo volume – si legge nella quarta di copertina di Dove andare, dove tornare – si vuole dare ancora voce agli autori per i quali l’esercizio della scrittura ha significato il coraggio di difendere la propria persistenza nel tempo». «Secolari incroci di popolazioni, contaminazioni di lingue, condivisioni di luoghi, hanno reso quella civiltà letteraria un grande tesoro di esperienze, conoscenze, visioni, che ai nostri giorni restano del tutto attuali». Salvando la bellezza con la letteratura.
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