Sviluppo sostenibile: a Erice una scuola internazionale “targata” Università di Parma

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Proposta agli International Seminars on Planetary Emergencies dai docenti dell’Ateneo Alessio Malcevschi e Stefano Parmigiani. A Erice anche gli altri docenti dell’Università Antonio Montepara e Paola Palanza

uniparmaPARMA – A Erice una scuola internazionale di alta formazione sullo sviluppo sostenibile, che si affianchi ai contenuti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

La proposta è dei due docenti dell’Università di Parma Alessio Malcevschi e Stefano Parmigiani, che l’hanno avanzata nel corso della 50esima edizione degli International Seminars on Planetary Emergencies di Erice, dedicata a The Project of Mankind (progetto per l’umanità).

L’idea è stata accolta, e si sta lavorando per consentirne la partenza dalla prossima primavera.

Lo scopo principale della scuola sarà quello di far conoscere agli studenti (accademici, dottorandi di ricerca, manager di imprese pubbliche e private), attraverso un approccio interdisciplinare, le interconnessioni esistenti tra degrado ambientale, implicazioni geopolitiche e possibili iniziative socio-politiche, economiche e ambientali che devono essere messe in atto dalle istituzioni e dal mondo dell’impresa per costruire e consentire un futuro sostenibile per l’umanità.

Alla 50esima edizione degli International Seminars on Planetary Emergencies di Erice, che si è svolta dal 18 al 24 agosto al Centro di cultura scientifica «Ettore Majorana» diretto dal Prof. Antonino Zichichi, hanno partecipato oltre novanta ricercatori esperti provenienti sia da ambiti scientifico-tecnologici (fisici, chimici, biologi, ecologi, climatologi, ingegneri, economisti) sia da ambiti relativi alle scienze umanistiche (antropologi, psicologi sociali, scienze politiche): ricercatori di 88 Università in rappresentanza di 30 nazioni.

Oltre ai prof. Malcevschi e Parmigiani (entrambi del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale), ai Seminari di Erice hanno partecipato anche altri due docenti dell’Università di Parma: il prof Antonio Montepara (Dipartimento di Ingegneria e Architettura) e la prof Paola Palanza (Dipartimento di Medicina e Chirugia).

I quattro docenti dell’Ateneo sono stati invitati a partecipare all’organizzazione di sessioni plenarie in cui sono stati presentati i risultati di ricerche su alcune delle emergenze planetarie.

Come membri dei Permanent Monitoring Panels (PMP, gruppi di monitoraggio permanente) delle 72 emergenze planetarie identificate nel progetto Mankind, hanno avuto il compito, insieme ai colleghi di tutto il mondo, di “monitorare” lo stato delle conoscenze e proporre possibili strategie di azione.

Il prof. Montepara è membro del PMP “Mitigation of Catastrofic Events”, la prof. Palanza del PMP “Mother and Child”, il prof. Parmigiani del PMP “Pollution” e, insieme al prof. Malcevschi, del PMP “Sustainable Development”.

A partire dalla considerazione che il modello attuale di sviluppo è insostenibile dal punto di vista sociale, ambientale, economico, lo scopo dell’appuntamento è stato quello di far incontrare e confrontarsi tra loro studiosi di diverse discipline per capire come lavorare insieme per difendere la Terra e assicurare un futuro migliore alle generazioni che verranno.

Molti gli argomenti discussi sia nelle sessioni plenarie sia all’interno dei PMP: tra questi l’evoluzione del clima e la sua relazione con modelli sostenibili di sviluppo, la scienza delle reti complesse, i rischi per la salute umana derivanti dall’esposizione agli inquinanti ambientali per madri e figli, il futuro della cybersicurezza e dell’energia nucleare.

Il prof. Parmigiani (Direttore della International School of Ethology “Danilo Mainardi” di Erice) ha organizzato, insieme alla prof. Palanza, al prof. Frederick vom Saal dell’Università del Missouri e ad altri tre scienziati statunitensi, la sessione “Risk Evaluation for Chemicals of Emerging Concern on Food Safety and Human Health”, sui rischi per la salute umana di sostanze tossiche di produzione industriale introdotte nell’ambiente e pericolose per gli effetti contaminanti su cibo e acqua.

Particolarmente “monitorate” sono state le sostanze che, una volta ingerite dalla madre attraverso il cibo e l’acqua, possono interferire con lo sviluppo del sistema neuroendocrino durante lo sviluppo embrionale e fetale.

Questi inquinanti (Endocrine Disrupting Chemicals – EDC), che mimano l’azione degli ormoni naturali, agiscono sull’organismo in periodi critici dello sviluppo (prenatale e perinatale) e sono ritenuti responsabili dell’aumento di alcuni disordini neurobiologici e di alcune malattie metaboliche.