“Sedimenti”, oggi l’inaugurazione della mostra a Forlì

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Sabato 10 giugno, alle ore 18.00, all’Oratorio San Sebastiano sarà inaugurata l’esposizione artistica di Walter Reggiani, Nicoletta Spinelli ed Elena Vichi. Resterà aperta fino a domenica 18 giugno

SedimentiFORLÌ – Sarà inaugurata oggi, sabato 10 giugno, alle ore 18.00, e rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 18 giugno, la mostra “Sedimenti” allestita all’Oratorio San Sebastiano di Forlì, in Piazza Guido da Montefeltro.

Si tratta di una esposizione di tre artisti: Walter Reggiani, Nicoletta Spinelli ed Elena Vichi.

Attraverso le loro opere viene affrontato un tema tanto complesso, che riguarda tutti: l’essenza umana, impersonata nella realtà naturale della creazione, il maschile e il femminile che è in noi, il nostro inizio, la formazione, la fanciullezza come simbolo di ciclicità inarrestabile della vita, come emblema che racchiude in sé la continuità, al di là di ogni nostra umana sperimentazione e realizzazione.

Nelle tele di Nicoletta Spinelli il mito della sirena si evolve sin dalle origini della storia. Partendo dalla rivisitazione del mito lo traduce con le tecniche a lei care: il fondo a intonaco o il cromatismo, lo sfumato con toni di luce ombra, egregiamente analizzati secondo i dettami tecnici del grande Piero della Francesca, da cui ha sempre tratto nutrimento e ispirazione.

Elena Vichi utilizza al meglio l’anatomia umana che ha studiato negli anni con molta cura e che riconduce a storici richiami michelangioleschi, alle regali anatomie della Sistina, per raccontarci di un mondo interiore, fluente attraverso un’energia vitale forte, illuminante, in lotta contro le tenebre le quali tentano di trattenere l’anima nel vortice del buio. Con le sue opere riesce a superare la realtà tangibile, per raggiungere una dimensione spirituale superiore, a cui l’uomo come entità ed essenza, punta sin dalla notte dei tempi.

Partendo dal mondo delle fiabe e dei giochi, quelli distorti però, che in certi casi provengono dai media e dalla cibernetica, si sviluppa la poetica di Walter Reggiani, una poetica che coinvolge in toto l’osservatore, il quale si ritrova, incalzato dall’impatto delle immagini, ad impressionarsi davanti a fanciulli trasformati e deformati nella propria natura. Quei fanciulli divengono una realtà diversa, disumana, svuotata dei propri canoni innocenti dell’essere bambini, per tradursi in una sorta di mutanti tecnologici, senza più una vera identità, perduta prima ancora di cominciare a formarsi, perché costretti dal mondo contemporaneo a seguire modelli scorretti e inadatti alla loro innocente natura di fanciulli. Toni forti, cupi, oscuri, fondi bui, linee dure, pastose, penetranti nell’affrontare sia il dipinto che la grafica, sono il transfer usato dall’artista per narrare le sue atmosfere dark.