A Riccione Cinema d’Autore torna a febbraio con 4 nuove pellicole

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Lunedì 6 febbario alle ore 21.00 Il più grande sogno. In visione al Cinepalace tutti i lunedì e martedì

Cinema dAutoreRICCIONE (RN) – Dal 6 al 28 febbraio, ogni lunedì e martedì, tornano al Cinepalace Riccione gli appuntamenti con il secondo ciclo di film dalla rassegna ‘Cinema d’Autore’ a cura dell’Istituzione Riccione per la Cultura in collaborazione con il multiplex Giometti. Le proiezioni saranno accompagnate dalla degustazione dell’aperitivo a cura di Bio’s Kitchen – Terra&Sole.

IL CITTADINO ILLUSTRE

Commedia divertente, profonda e originale, uno dei film più applauditi all’ultima Mostra del Cinema di Venezia dove l’attore protagonista Martínez ha sbaragliato tutti vincendo una meritatissima Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile.

Daniel Mantovani è stato premiato con il premio Nobel. È uno scrittore argentino che vive in Europa da trent’anni, schivo e misantropo. Al contrario di Bob Dylan va a ritirarlo e durante la cerimonia di premiazione si toglie un sassolino dalla scarpa (il fatto che Borges non abbia vinto il premio è una specie di ferita aperta per il mondo della letteratura latinoamericana) e spiega perché non è felicissimo di averlo ricevuto: per uno scrittore la vittoria del Nobel significa il crepuscolo, il capolinea. Dopodiché torna a chiudersi nella sua lussuosa casa spagnola e a rifiutare inviti. A sorpresa però decide di accettare l’invito del sindaco della cittadina dov’è nato, Salas, in Argentina, luogo in cui ha ambientato tutti i suoi romanzi e che ora vuole celebrarlo. Qui viene accolto trionfalmente: un viaggio nel passato in cui ritrova alcuni vecchi amici , paesaggi di gioventù, ma anche un viaggio nel cuore stesso della sua letteratura, nella fonte delle sue creazioni. Affinità (poche) e insormontabili differenze (molte) (ri)emergono però tra lo scrittore e Salas, trasformandolo ben presto, e nuovamente, in un elemento estraneo e provocatore nella vita del paese. E quell’affettuosità iniziale con cui il paese lo aveva riabbracciato, poco a poco, si trasforma in qualcosa d’altro, in rancore e disprezzo. Giungendo ad un punto senza ritorno che certifica in modo irreparabile due modi antitetici di vedere il mondo. D’altronde, si sa, nemo propheta in patria.

IL PIU’ GRANDE SOGNO

Un esordio travolgente che ha conquistato il Festival di Venezia con 13 minuti di applausi diventando un piccolo caso. Michele Vannucci, classe 1987, con questo primo lungometraggio ha vinto il Premio Solinas per la sceneggiatura, ottenuto il contributo del Mibact ed è stato selezionato a Venezia nella sezione Orizzonti: eppure il film non trovava un canale commerciale. Così ha attivato una auto-distribuzione e con il passaparola positivo degli spettatori sta riempiendo le sale. Ispirato a una storia vera e a una vicenda personale, racconta la storia di Mirko Frezza e la sua aspirazione, dopo diversi anni di carcere, a rifarsi una vita accanto alle persone che ama. Da un passato segnato da delinquenza e vita di strada a un presente riscritto dall’elezione a presidente del comitato di quartiere, per sognare un’esistenza diversa non solo per sé e per la propria famiglia, ma anche per tutta la borgata in cui vive: ripulire quella periferia fatta di abbandono e indifferenza con l’aiuto e la convinzione, tutti da conquistare, dei suoi abitanti. E intanto cambiare in prima persona, correggere gli errori, riprogettare vita, famiglia, amicizie. Il film di Vannucci ha il grande merito di coinvolgere il pubblico. Difficile rimanere freddi di fronte a una piccola produzione in cui però regista, autori e attori ci mettono dentro così tanto. Già perché nel film Mirko Frezza interpreta se stesso, è sua la singolare storia che ci racconta, reinventata con il regista, la sceneggiatrice e attori formidabili che volteggiano a cavallo tra dramma e commedia. “Questo film è dedicato a chi ogni giorno lotta per la vita che sogna”, dice Vannucci.

IL CLIENTE

Vincitore all’ultimo Festival di Cannes per la miglior sceneggiatura e miglior interpretazione maschile, dopo “Una separazione”, (Oscar miglior film straniero 2013) il regista iraniano Asghar Farhadi si conferma tra i grande del cinema internazionale e ci racconta ancora una volta la complessità delle relazioni umane.La storia vede protagonista un atto di violenza subito da Rana, una giovane donna trasferitasi col proprio compagno in un nuovo appartamento di Teheran, dopo che la minaccia di un imminente crollo del loro stabile li obbliga ad un repentino trasloco in un appartamento precedentemente abitato da una donna “libertina”, solita incontrare diversi uomini. Un giorno, quando il marito arriva a casa scopre che la moglie è stata aggredita: lei non vuole coinvolgere le forze dell’ordine, apparentemente per vergogna, preferendo affrontare il trauma con i propri mezzi, cercando di dimenticare ed andare avanti. Lui, invece, tormentato dal non sapere esattamente cosa quell’uomo abbia fatto alla sua donna e dall’atteggiamento assente e depresso di Rana, decide di usare ogni indizio a sua disposizione per trovare il responsabile di tale onta e farsi giustizia da solo. Contemporaneamente, i due sono impegnati come protagonisti di una pièce teatrale che vede al centro della vicenda un conflitto familiare, in un susseguirsi di parallelismi e sovrapposizioni, tali da rendere progressivamente nebuloso il confine tra finzione e realtà. Gli eventi del film ruotano tutti attorno all’ “umiliazione pubblica”, un’onta talmente insopportabile da portare Rana a tenersi tutto dentro e il suo aggressore a preferire forse la morte. Le due realtà vissute dai protagonisti – la casa ed il palcoscenico – divengono così due facce della stessa, torbida medaglia, mentre Emad perde progressivamente di vista l’obiettivo primario della sua vendetta (l’offesa subita da Rana) per mettere in primo piano l’oltraggio di cui lui per primo si sente vittima.

UN RE ALLO SBANDO

Il film più pazzesco e pazzescamente divertente del Festival di Venezia, che nel drammatico periodo storico che sta vivendo il Belgio fa ridere a volte in modo terapeutico. Un road movie in stile falso documentario su un re apatico che si risveglia nel mondo reale. Il Re Nicola III è una persona sola, che ha la netta sensazione di vivere una vita non sua. Insieme ad un regista inglese, Duncan Lloyd, incaricato dal Palazzo di ravvivare l’alquanto ingrigita immagine della monarchia, parte per una visita di Stato a Istanbul. Proprio allora arriva la notizia che la Vallonia, la metà meridionale del Belgio, si è dichiarata indipendente. Il Re non si perde d’animo e decide di tornare di corsa per salvare il suo regno. E per una volta, dichiara, se lo scriverà lui stesso, il suo maledetto discorso! Ma proprio mentre stanno organizzando il rientro, si scatena una tempesta solare che mette fuori uso le comunicazioni e il traffico aereo. I telefoni non funzionano più, gli aerei restano a terra. A peggiorare le cose, la sicurezza turca respinge seccamente la proposta del Re di tornare via terra. Ma il Re non ha nessuna intenzione di aspettare che la tempesta finisca. Lloyd, fiutando l’occasione di una vita, si inventa un piano di fuga talmente assurdo da prevedere abiti fiorati e cantanti bulgare. È così che ha inizio questa Odissea attraverso i Balcani sotto mentite spoglie, un viaggio carico di imprevisti, incontri inaspettati e momenti di pura euforia.