Modena

Freddo, un’unità di strada che intercetta i senza dimora

Nuovo servizio. Gli operatori professionali escono anche di giorno per mappare zone a rischio e contattare chi ha bisogno. In questi mesi oltre 90 persone accolte in struttura

MODENA – Sono operatori professionali con esperienza nei servizi a bassa soglia, rivolti cioè ad adulti in situazione di estrema difficoltà. Escono in giorni e fasce orarie diversificate recandosi nelle zone della città tradizionalmente critiche, ma anche in altri luoghi per intercettare diversi tipi di utenza. Dispongono di un veicolo, in modo da potere, se necessario, provvedere anche con immediatezza a collocare presso le strutture convenzionate le persone che ne hanno bisogno e sono reperibili anche negli orari di chiusura degli uffici.

È la nuova Unità di strada che ha preso il via in queste settimane e lavorerà in modo continuativo durante tutto l’anno per contattare i senza fissa dimora, favorire l’accesso ai servizi e intercettare i bisogni di persone particolarmente vulnerabili che vivono in condizioni di marginalità.

Il servizio è stato avviato dall’assessorato Welfare del Comune di Modena all’interno del programma di lavoro dedicato al contrasto alla grave marginalità adulta, anche grazie a un progetto finanziato dalla Regione Emilia Romagna che vede, tra l’altro, l’avvio della sperimentazione di alloggi dedicati all’Housing first, nell’ottica si supportare i senza fissa dimora nel superamento della condizione di homeless.

A definire finalità, organizzazione e tempi di lavoro dell’Unità di strada è una convenzione firmata dai Servizi sociali con l’Associazione Porta Aperta e la Cooperativa Caleidos che con il Comune hanno coprogettato il servizio mediante una manifestazione di interesse pubblica rivolta al terzo settore.

L’Unità di strada deve monitorare il territorio e raccogliere una mappatura dei disagi per consolidare e sperimentare misure di sostegno; presidiare luoghi frequentati solitamente dalle persone senza fissa dimora, con una presenza articolata su quattro giorni settimanali; raccogliere le segnalazioni provenienti dai Servizi e dai cittadini circa la presenza di persone senza dimora. Il contatto con queste persone è finalizzato alla rilevazione dei bisogni sociosanitari, l’orientamento e l’accompagnamento ai servizi.

Gli operatori professionali possono essere affiancati da mediatori linguistico-culturali, da peer-educator e lavoreranno in raccordo con le diverse unità di strada presenti in città. Tra le diverse Unità di strada è stato avviato un coordinamento tecnico per assicurare la circolarità delle informazioni.

Durante tutto il periodo invernale, l’Unità di strada professionale è inserita nel Piano di accoglienza invernale per persone in difficoltà con la funzione di coordinare e supportare i volontari. Continueranno infatti per tutto l’inverno le uscite serali dei volontari per distribuire generi di conforto come bevande calde, coperte, alimenti ai senza dimora e, al tempo stesso, offrire occasioni di ascolto.

Dal 20 novembre, quando il Piano di accoglienza invernale è partito per l’irrigidirsi delle temperature, al 15 gennaio sono state complessivamente 91 le persone accolte nelle strutture, prevalentemente per motivi di salute ma non solo, visto che quanto fa particolarmente freddo le porte si aprono per tutti i senza dimora.

In particolare, ad essere accolti sono stati cinque italiani e 86 stranieri, di cui 64 provenienti dal nord Africa, 10 dall’Africa sub sahariana, sette dall’Est Europa, tre dai Balcani, uno dal Pakistan e uno dal Kirzikistan.

Ventotto inoltre le persone dimesse: per 13 la dimissione è stata resa possibile dalla costruzione di progetti alternativi, per cinque è invece stata causata da prolungata assenza nella fruizione del posto letto, mentre per i restanti 10 sono stati dimessi perché responsabili di gravi trasgressioni al regolamento che hanno comportato danni al patrimonio e messo a rischio l’incolumità di altri ospiti.

Delle 91 persone accolte, 55 fruivano dei Servizi di bassa soglia dal 2017; 32 sono presenti sul nostro territorio da diversi anni, mentre solo in cinque casi si è trattato di persone per la prima volta in carico ai servizi sociali comunali.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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