Nella cattedrale di San Giorgio, alle ore 11.30, il Vescovo Perego celebrerà l’Eucarestia in memoria di Don Oreste Benzi, sacerdote riminese di cui ricorre il decennale dalla morte.
Martedì 21 Novembre alle ore 21.00 l’Arcivescovo parteciperà poi alla presentazione del libro “Ascoltando Don Oreste Benzi” di Andrea Montuschi, alla presenza dell’autore, nella Sala del Sinodo della Curia.
La giornata rientra all’interno dei numerosi eventi per celebrare la Giornata Mondiale dei Poveri organizzati da Apg23, in collaborazione con le Chiese locali.
Le persone della Comunità Papa Giovanni XXIII vivono ogni giorno della loro vita con i più poveri ed emarginati, in Italia e in tutto il mondo e garantisce ogni anno 7 milioni e mezzo di pasti alle persone che accoglie e aiuta.
Tutto l’anno, anche attraverso la campagna “Un Pasto al Giorno” (www.unpastoalgiorno.org), la Comunità Papa Giovanni XXIII organizza eventi, iniziative e azioni di sensibilizzazione per ribadire che la dignità di un uomo riparte proprio dal riconoscerlo come fratello, dal garantirgli un pasto ma anche integrazione, educazione, lavoro. In linea con quanto afferma Papa Francesco nel messaggio: «Questa giornata intende stimolare i credenti perché reagiscano alla cultura dello scarto e dello spreco».
Chi era Don Oreste Benzi?
Nato nel 1925, è stato un presbitero. Fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha speso tutta la sua vita a favore degli ultimi. Giovane sacerdote nell’Italia martoriata del dopoguerra, si impegnò da subito a favore dei giovani, cui propone «un incontro simpatico con Cristo». Nel 1968 con un gruppetto di giovani e alcuni altri sacerdoti dà vita all’Associazione Papa Giovanni XXIII (Apg23) a sostegno di coloro che nella vita non riuscirebbero a cavarsela da sole. Don Benzi guida l’apertura della prima Casa Famiglia a Coriano, sulle colline riminesi, il 3 luglio 1973. Da allora la Comunità Papa Giovanni XXIII è crescita ed ora conta oltre 500 case famiglia in Italia e all’estero. Don Benzi è stato il primo in Italia a lottare contro la cultura della prostituzione e a denunciare la tratta delle donne. Con la lunga tonaca scura ed il rosario in mano, alle donne vittime del racket della prostituzione proponeva la liberazione immediata e la speranza di una nuova vita. Quella che ancora cercano i tanti poveri lungo le strade delle nostre città.
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