Piacenza

Discorso del sindaco Paolo Dosi per la cerimonia del 25 Aprile

PIACENZA – Pubblichiamo il discorso del sindaco Paolo Dosi per la cerimonia del 25 Aprile:

“Autorità civili, militari e religiose, Associazioni combattentistiche, Cittadini

In questa giornata di festa ma anche di riflessione su quanto sta accadendo in questi tormentati mesi in varie zone calde del mondo, l’Italia intera trova il modo, oggi, di stringersi intorno alle proprie istituzioni e alla sua bandiera, simbolo di una radicata e consolidata unità nazionale.

E’ un onore per me, oggi, ricordare i giorni culminanti della lotta di liberazione a Piacenza, la mia e la nostra Piacenza, città decorata con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Era il giorno 28 aprile quando oltre quattromila partigiani entrarono in città. All’alba di quel giorno gli avamposti delle squadre partigiane che già giorni addietro avevano compiuto azioni di disturbo in città e alla barriere, lasciando sul terreno altri caduti, arrivò la notizia che i nazifascisti ed i reparti della Repubblica Sociale Italiana, lentamente stavano scappando. Passavano il Po per tentare di congiungersi in Lombardia alle colonne nazifasciste in ritirata verso il Brennero. E tra le sette e le otto di quel mattino colmo di attese, gli uomini della Divisione “Piacenza” e della Divisione “Valnure” cominciarono a convergere verso piazza Cavalli. Alle 9.30 la città fu liberata. Si udirono i rintocchi lenti e solenni della campana del Gotico e cui s’aggiunse subito il suono delle campane di tutte le chiese della città.

Improvvisamente sulla piazza calò il silenzio quando dal balcone del Palazzo del Governatore parlarono il colonnello Emilio Canzi e, il comandante Fausto Cossu e l’avvocato Emilio Piatti in rappresentanza del Cln. Intanto la 93° Divisione americana sfiorò la città e proseguì verso Nord. A Piacenza, come in gran parte del Nord del Paese la lotta al nazifascismo era stata più lunga e più dura. In quei giorni si completava la liberazione dell’Italia dal dispotismo, dalla dittatura che per vent’anni aveva tenuto il Paese in uno stato di povertà e malessere, dalla tirannia di un regime, quello fascista, che aveva portato l’Italia a duri anni di guerra, di tragedie, di violenze, di lotte fratricide.

Nessuno di noi ha dimenticato il migliaio di caduti, nel territorio piacentino, nella guerra per la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Mille morti, un prezzo alto. Pagato da gente che voleva ritrovare la libertà, voleva vivere con dignità in un Paese democratico. Parteciparono alla lotta in molti: migliaia di cittadini, tanti che non avevano mai imbracciato un’arma, tra loro molte donne, diversi ragazzi lasciarono la casa, la famiglia, gli affetti, più cari e presero la via della montagna. Da noi la lotta di Liberazione fu realmente un movimento di popolo. Coinvolse piacentini di ogni parte del territorio, di ogni età e di ogni classe sociale. La trasversalità del movimento dà la misura di quanto fosse condiviso. Dà la misura di quanto fosse sentita, in ogni componente della nostra comunità ed a prescindere da ogni differenza di classe sociale, di cultura, di sesso, l’esigenza di uscire dalla barbarie, di combattere con ogni mezzo, a costo di ogni sacrificio fino all’estremo, un regime e ad una ideologia che ben poco avevano ed hanno a che vedere con l’essenza vera della gente nostra, educata ai valori della civiltà, della tolleranza, del rispetto degli altri, valori opposti a quelli esaltati dal fascismo.

Le coscienze si sollevarono: prima alcuni, poi molti, presero le armi per liberarsi dal nemico. Non fu e non si trattò di una ipoteca politica del potere. La memoria storica è importante, si tratta di un concetto filosofico che abbiamo coltivato con gli anni e con il tempo, con il tasso di istruzione che dal Dopoguerra in poi è cresciuto enormemente, insieme alla nostra presa di coscienza. Ma chi non c’era ha più difficoltà oggi a rivivere quel sentimento di liberazione, di riconquista del proprio destino.

Il nostro omaggio e la nostra riconoscenza vanno oggi a coloro che non cercarono vendette, che non andarono alla ricerca del potere, ma solo di giustizia, libertà e fraternità. Ed erano tanti. Erano quella gente che poi ha dato vita alla società democratica, alla ripresa economica, alle lotte operaie e al bisogno di migliorare la qualità della vita.

Si trattò di una guerra di popolo. E’ bene ricordarlo ancora una volta. Accanto alle formazioni partigiane, alle centinaia di migliaia di uomini, c’erano i milioni di italiani. Chi c’era sa che per i partigiani qualsiasi cittadino, qualsiasi paese, qualsiasi città erano disposti ad aiutare la guerra partigiana. Tutti contribuirono alla salvezza e alla rinascita dell’Italia. L’odierna ricorrenza è a ricordo di questa gloriosa e importante pagina di storia del nostro Paese.

Oggi noi abbiamo un grande senso di pietà per tutti i caduti, anche se tra il 1943 e il 1945 vi fu chi combatté dalla parte giusta e chi dalla parte sbagliata. I repubblichini per il ripristino della dittatura nazifascista, i partigiani per la conquista della libertà e della democrazia.

Al ricordo di quei giorni terribili deve unirsi oggi l’analisi, la riflessione, profonda e attenta, su una conquista, quella della libertà, che non è irreversibile, è bene ricordarlo e non dimenticarlo, perché essa deve ogni giorno essere rinnovata. Allora furono poste le basi per un’Italia pacificata, tollerante e libera e, per questo, progredita. Oggi spetta a noi il compito di migliorarla, di preservarla e di difenderla da pericoli vecchi e nuovi, subdoli e insidiosi come quello del populismo, che minacciano la convivenza civile.

La giornata di oggi è anche l’occasione per riaffermare la volontà dell’Italia di percorrere le strade del progresso, della pace e della sicurezza. L’Italia, insieme agli altri Paesi d’Europa, deve essere protagonista importante di ogni processo di pacificazione.

E nella direzione della pace e della libertà l’Italia, unita nei valori alti della Costituzione scaturita dalla Resistenza, deve proseguire orgogliosamente il proprio cammino.

A tutti i presenti, alle Autorità, alle Forze Armate, ai convenuti in questa piazza, la più viva gratitudine delle istituzioni che ho l’onore di rappresentare. A tutti i Caduti di quei terribili quanto esaltanti giorni, il ricordo più sincero e più commosso.

Viva il 25 Aprile, Viva l’Italia.”

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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