Dichiarazione della Consigliera di Parità Provinciale Mariantonietta Calasso

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Ciclo di seminari “Il corpo delle Donne: – 1946-2016: la condizione giuridica femminile”, organizzati dall’Ateneo di Parma in collaborazione con il Comune di Parma

PARMA – Si legge nella presentazione del ciclo di seminari in oggetto, che “Con tale iniziativa, si intende non solo celebrare l’anniversario di un importante evento storico per la Repubblica Italiana, ma anche alimentare il dibattito scientifico sulle ‘nuove’ e ‘vecchie’ questioni politico-giuridiche che riguardano il ruolo della donna nella contemporaneità e contribuire, così, alla costruzione di effettive politiche delle pari opportunità”.

Dispiace sottolineare, per dovere dell’Ufficio che ricopro (la Consigliera di parità è incaricata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, non dalla Provincia) che l’iniziativa, pur pregevole negli intenti dichiarati, tuttavia non indaga l’aspetto delle discriminazioni agite sul corpo delle lavoratrici ed a causa dello stesso (quali, ad esempio, i licenziamenti per gravidanza e le mancate assunzioni delle giovani donne).
Il merito di queste giornate, proprio perché rivolte alle giovani ed ai giovani futuri lavoratori e lavoratrici, avrebbe potuto concretizzare l’opportunità di avviare lo storytelling di qualche verità, nel mare di bugie e menzogne nel quale siamo immersi da oramai alcuni decenni.
Si sarebbe potuto così cominciare a condividere che di tutte le battaglie per l’emancipazione delle donne non è rimasto assolutamente nulla. Quelle battaglie, della fine degli anni ’60 e inizio anni ’70 del secolo scorso, non hanno comportato alcun reale avanzamento della condizione delle donne, soprattutto delle lavoratrici, che anzi sono state poste ai margini della società, che continuano ad essere licenziate appena annunciano una gravidanza, che sono costrette a mentire – dichiarando di non volere dei figli – pur di essere assunte, che fanno i salti mortali per tenersi un lavoro in un Paese che non sostiene la genitorialità preoccupandosi di più della fertilità, come se non vi fosse un chiaro nesso, evidentemente non medico.

Sento, quindi, forte il dovere di denunciare questa situazione (assumendone direttamente la responsabilità, sollevando conseguentemente l’Amministrazione provinciale che – per legge -, presta all’ufficio della Consigliera solo i mezzi per poter svolgere il ruolo) in tutti i contesti ed a maggior ragione nel territorio di competenza dell’Ufficio che ricopro, sperando che sia stata solo una “dimenticanza” e non anche, come purtroppo farebbe ritenere qualche “consiglio” telefonico pervenutomi, una precisa volontà di semplificare per comodità il gruppo di lavoro.

Un dovere che deriva dall’incarico istituzionale che mi è stato affidato, un dovere in quanto Donna.”