Crescono gli affidi familiari in provincia di Rimini: nel 2015 sono stati 166

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provincia di Rimini logo“Quello dell’affido – è il commento di Gloria Lisi, Vicesindaco con delega alla protezione sociale del Comune di Rimini – è un gesto di solidarietà gratuito e nell’interesse prioritario del minore”

RIMINI – Negli ultimi tre anni sono costantemente in crescita gli affidi familiari nella provincia di Rimini. Dai 143 del 2013 si è passati ai 150 del 2014 fino ai 166 del 2015. Nello specifico, nel corso del 2015, gli affidi familiari sono stati 118 nel Distretto di Rimini Nord e 48 nel Distretto di Rimini Sud. Per quanto riguarda le età dei minori in affido, la maggior parte, il 57%, è compresa tra i 6 e i 14 anni, il 25% tra i 15 e i 18, il 18% tra i 0 e i 5.

L’affidamento famigliare è l’accoglienza temporanea nella propria vita e nella propria casa di un bambino o di un ragazzo. La legge sull’affidamento prevede che per tutta la durata dello stesso vengano mantenuti i legami con la famiglia d’origine del bambino. L’affidamento è dunque un aiuto rivolto a un minore al quale viene data la possibilità di crescere in un ambiente famigliare adeguato mentre i suoi genitori sono in difficoltà, rispettando la sua storia individuale e famigliare: esso è quindi un aiuto alla famiglia di origine nel tempo che le è necessario per affrontare e, per quanto possibile, risolvere i suoi problemi, appoggiata e sostenuta dai Servizi Sociali. Un atto gratuito, perchè chi affida sa benissimo che quel minore che per anni vive e cresce come suo figlio, prima o poi è destinato a tornare alla propria famiglia di origine.

Sia nel 2014 che nel 2015 gli affidi familiari giudiziali (decretati dal Tribunale per i Minorenni), sono stati notevolmente superiori a quelli consensuali (avvenuti con il consenso della famiglia di origine). Un dato però da leggere in maniera complessa visto che, per legge, solo il tribunale dei minorenni può stabilire, dopo i primi due anni dell’affido, il prolungamento dello stesso. Ragione per cui, in questa maniera, anche affidi consensuali si trasformano dopo due anni in giudiziali.

Tra questi sono stati richiesti soprattutto interventi di affido familiare di tipo residenziale (quando il minore vive stabilmente con la famiglia affidataria) rispetto ad affidi di tipo diurno (quando il bambino trascorre il giorno con la famiglia affidataria e rientra alla sera presso la propria famiglia di origine).

Un dato importante da sottolineare è quello relativo al numero di famiglie che si rende disponibile per l’affido; se nel 2014 sono state 15, nel 2015 sono più che raddoppiate arrivando a 36. La maggior parte delle famiglie si sono rivolte ai servizi dopo aver contattato le tante associazioni di volontariato che nel riminese si occupano di affido (l’Associazione Papa Giovanni XXIII” e “Famiglie per l’Accoglienza” organizzano anche due corsi di formazione all’anno) e aver frequentato i loro corsi.

“Quello dell’affido – è il commento di Gloria Lisi, Vicesindaco con delega alla protezione sociale del Comune di Rimini – è un gesto di solidarietà gratuito e nell’interesse prioritario del minore. Un gesto non facile che necessita sia di una forte propensione individuale all’accoglienza, sia di un sostegno e una formazione continua. Rimini in questo rappresenta una vera e propria eccellenza, non solo perché ha sul territorio una presenza storica di associazioni che dell’affido sono state spesso precorritrici a livello nazionale, ma anche perché può contare su servizi socio sanitari formati da professionisti sensibili, attenti e capaci. In un dibattito nazionale che troppo spesso tira in ballo le famiglie solamente a scopi propagandistici, mi piace dare il mio contributo con numeri concreti che testimoniano un lavoro di rete importante tra territorio e servizi. In particolare il mio ringraziamento va al gruppo affido, coordinato dall’Ausl di Rimini, che mette in rete in maniera mirabile istituzioni, associazioni, famiglie con una dedizione che va molto aldilà del dovere della professione, portando informazione e formazione ovunque, dalle parrocchie ai centri di ascolto, dalle associazioni ai convegni. I risultati si vedono e oggi li presento con orgoglio perchè dietro queste cifre ci sono bimbi, ragazzi, famiglie che trovano casa, supporto, aiuto, ascolto. Mi piacerebbe che anche a livello nazionale si incominciasse a parlare di famiglia da questa visuale, che mette i diritti dei minori prima di quelli dei genitori o aspiranti tali, il bisogno concreto del quotidiano dei cittadini prima delle ideologie, quali esse siano”.