Cesena: La zanzara tigre si combatte anche con l’integrazione

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Un riconoscimento per i giovani volontari (fra cui molti rifugiati) che hanno operato per sei mesi nel quartiere Fiorenzuola

consegna attestati zanzara tigreCESENA – Un riconoscimento per i volontari del progetto “Tutti in rete contro la zanzara tigre”. Si tratta dei giovani che fra maggio e ottobre, dopo un periodo di addestramento, hanno operato nel quartiere Fiorenzuola andando porta a porta per informare i residenti della zona delle modalità più corrette per combattere il fastidioso insetto.
L’iniziativa era nata come risultato della collaborazione tra Ausl della Romagna, Comune di Cesena e Asp Valle Savio con un duplice obiettivo: da un lato, fare prevenzione per contrastare la diffusione delle zanzare tigre; dall’altro, coinvolgere i profughi in progetti d’impegno civico e promuovere così percorsi di integrazione. I tredici volontari coinvolti nel progetto, infatti, sono originari di diversi Paesi: Italia, Nigeria, Mali e Pakistan. Nello specifico, i ragazzi stranieri sono tutti inseriti nei progetti SPRAR (sistemi di protezione per i rifugiati e richiedenti d’asilo politico) e CAS (Centri di accoglienza straordinaria) gestiti dall’Asp Cesena Valle Savio, mentre anche gli italiani sono inseriti in progetti dei Servizi Sociali.

La consegna degli attestati, svoltasi nei giorni scorsi con la partecipazione delle Assessore Francesca Lucchi e Simona Benedetti, è stata l’occasione per fare un bilancio dell’iniziativa e cominciare già a pensare al futuro.

“L’esperienza condotta nel quartiere Fiorenzuola – sottolineano il Sindaco Paolo Lucchi e le Assessore Benedetti e Lucchi – si è rivelata molto positiva, come dimostrano anche i numerosi cittadini che hanno telefonato in Comune per chiedere la ripetizione dell’intervento o semplicemente per ringraziare del servizio. E addirittura alcuni cittadini hanno già cominciato a raccogliere firme per chiedere il rinnovo del progetto per l’anno 2017. L’attività è stata intensa: i volontari hanno visitato 1031 case, eliminando 1685 focolai larvali attivi e individuando 2027 focolai potenziali. In 105 casi l’intervento è stato ripetuto per consentire un confronto tra la prima e la seconda fase del progetto e, a dimostrarne la validità c’è il fatto che nel secondo incontro i cittadini si ricordavano i consigli dei volontari e si mostravano capaci di mettere in atto misure di prevenzione per eliminare i focolai larvali. Non solo: anche da un punto di vista socio-relazionale, il progetto si è rivelato proficuo: è stato riscontrato uno sviluppo notevole delle competenze linguistiche nei volontari stranieri e un miglioramento nei rapporti con i residenti, sempre più spesso contrassegnati da un clima amichevole e collaborativo”.